Rimozione pedane. Lido Sikulo: “Così il Comune aumenta la disoccupazione”

Rimozione pedane. Lido Sikulo: “Così il Comune aumenta la disoccupazione”

Dopo la pubblicazione dell’ordinanza n. 32 del 13 aprile 2015, con cui il sindaco Bologna ha ordinato l’immediato smontaggio delle pedane a quattro lidi balneari, ci siamo recarti sulla scogliera di Isola delle Femmine a verificare in che condizioni effettivamente versano le strutture in questione. Abbiamo quindi realizzato un reportage, che trovate qui sotto. I quattro lidi indicati nell’ordinanza del sindaco sono:

1) Free Beach (Fratelli Ciaramitaro srl, via Amerigo Vespucci)

Da accertamento eseguito sul posto e da rilievo fotografico, si è verificato che la struttura risulta essere chiusa al pubblico e in stato di abbandono, in particolare nella struttura sottostante su cui poggia la pedana (tubi innocenti), sono evidenti tracce di inquinamento a causa della corrosione del ferro poggiato sulla scogliera il quale ha intriso di ruggine la parte circostante”.

2) Cucu Jungee (Ditta Kalos snc di Messina Antonina, viale Marino)

Da verifiche eseguite sul posto si è accertato che la struttura risulta essere chiusa al pubblico e in totale stato di abbandono con la parte strutturale fatiscente e con dei gazebo divelti dal basamento e pericolosi per l’incolumità pubblica, inoltre nella struttura sottostante su cui poggia la pedana (tubi innocenti), sono evidenti tracce di inquinamento a causa della corrosione del ferro in quanto sullo stesso non è stato effettuato alcun trattamento di manutenzione”.

3) Ditta Sun Life Beach (ex dopolavoro ferroviario – viale dei Saraceni)

Da accertamenti eseguiti sul posto si è accertato che la struttura in legno risulta essere aperta al pubblico, ma non era presente nessuno, non si svolge nessun tipo di attività, e su una parte di essa grava un sequestro per opere realizzate abusivamente. Per quanto concerne invece le condizioni strutturali e dei locali, si evidenzia che la stessa versa in pessimo stato di conservazione, in particolare non vi sono le condizioni igienico sanitarie per potere esercitare alcun tipo di attività. Inoltre è ben visibile, nella parte prospiciente la sede stradale di viale dei Saraceni, una tubazione in PVC di circa 10 ml proveniente presumibilmente dai locali wc della sopra indicata struttura, con delle perdite idriche da imputare probabilmente da un allaccio per l’approvvigionamento idrico della condotta comunale”.

4) Sikulo (Ditta B&C di Bellante Fabio, viale Marino)

Da verifiche eseguite sul posto si è accertato che la struttura risulta essere aperta al pubblico. Sui luoghi era presente il sig. Bellante Fabio, in qualità di titolare, nato a Palermo il 21/09/1962 ed ivi residente in viale Giunone n.5, il quale dichiarava che nella struttura si esercita attività di diving. Si è verificato che la struttura risulta essere in discreto stato di conservazione, anche se nella parte sottostante su cui poggia la pedana (tubi innocenti), sono evidenti tracce di inquinamento a causa della corrosione del ferro poggiato sulla scogliera, il quale ha intriso di ruggine la parte circostante, poiché sullo stesso non è stato effettuato alcun trattamento di manutenzione ed inoltre all’interno dei locali non vi sono le condizioni igienico sanitarie per potere esercitare alcun tipo di attività.

Si precisa che le strutture sopra indicate in stato di abbandono, sono ricettacolo di insetti e roditori, nonché possibili luoghi di bivacco notturno per i senzatetto e preda per atti vandalici”.

La polemica si è concentrata in particolare sul caso del lido balneare “Sikulo”, l’unica delle quattro strutture ad essere effettivamente aperta e funzionante. Abbiamo contattato Marisa Calì, socia della B&C di Bellante Fabio, la quale non accetta che la pedana del lido sia considerata un ecomostro: “Abbiamo letto l’ordinanza con grande sorpresa”, ha dichiarato, “dato che siamo stati autorizzati dallo stesso sindaco attuale. Tutto l’inverno abbiamo fatto un’attività di scuola sub e siamo risultati a tutti i controlli sempre presenti sul posto; non ci hanno mai detto nulla né fatto una sola multa. È sotto gli occhi di tutti gli isolani: noi siamo sempre presenti sul territorio e abbiamo agito sempre nella legalità. Noi amiamo il mare e non andremmo né ora né mai a danneggiare né Isola né le scogliere. È tutto messo in sicurezza e, per quanto riguarda la piccola ruggine che si forma durante l’inverno, noi avevamo chiesto al comune una chiusura di 15 giorni per fare una manutenzione, ma ci siamo trovati questa risposta”.

La ditta farà ricorso al TAR per poter continuare a svolgere la propria attività, ma intanto non nasconde il proprio stupore per questo provvedimento: “Mentre a Palermo si inaugura la stagione balneare”, continua Marisa Calì, “Isola ritiene bene di chiudere addirittura le strutture: mi sembra un paradosso. Se Isola ha deciso di diventare un’isola deserta ci sta riuscendo, perché io abito a Mondello e vedo quello che c’è lì in questo momento, poi vengo a Isola e mi si stringe il cuore. Il comune non vuole dare nemmeno occupazione agli isolani chiudendo le strutture”.

di Eliseo Davì

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Ha conseguito la laurea magistrale in Giurisprudenza con lode presso l'Università degli Studi di Palermo. Ha scritto un romanzo storico, "Societas", edito da BookSprint Edizioni. Scrive sul blog di informazione online "Il giornale di Isola", ha collaborato con "L'ora", con il giornale online "MasterLex", con "IoStudioNews", Tv7 Partinico e Tgs.
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