“Tra il Classico e la Pazzia” di Giuseppe Vermiglio

“Tra il Classico e la Pazzia” di Giuseppe Vermiglio

Cupo si tinge lo sfondo
Del rimembrar giocondo
Dei momenti
che, lieti, trascorsero
Dall’alba che in sole del mio giorno
Fosti trasformata.
Divengono ora bui quei raggi,
Che, ogni dì, carezzavano il mio core
Nel contatto leggero
Del lieto pensare di un abbraccio
Tra l’alme nostre tanto lontane.

Cupo si tinge lo sfondo
Del meriggiare biondo
Del profilo, sereno, di quel tuo sole
Che dall’eclisse fu colto,
Portando ombra nel mio mondo.
La stessa ombra
che ora, tu miri
E il silenzio, che uccise la tua parola,
Si fan sovrani di dolor e tristezza
Portando spine e roveti
Nel sentiero del cammino del vivere.

Cupo si tinge lo sfondo
Del penare iracondo
Che affligge mente e membra
Al pensar un inizio in un lampo finito.
Arduo, appare mascherare il peso
D’una croce che l’occhi inchiodò
E che mutò, sangue in lacrime;
Lacrime che fanno paura…
Quando qualcuno vi si riflette
E disseta, con esse, la sua
mestizia.

Cupo si tinge lo sfondo
Del rimbombar profondo
Di quelle melodie e sonate,
Messaggere d’affetto e bene,
Specchi di sentimenti ed emozioni.
Ma una volta giunta l’eclisse
Se il suono sarà più forte del buio,
Starò lì, in quel nostro mondo,
Dove tra cori e boati indescrivibili
Ci perdevamo insieme…
Quel  mondo unico,
che sta tra il classico e la pazzia
E che tu sola conosci,
Sara lì che sempre ti aspetterò
E per sempre ti amerò.

di Giuseppe Vermiglio

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