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Visita guidata alle torri di avvistamento del palermitano, tra meraviglie e degrado

Visita guidata alle torri di avvistamento del palermitano, tra meraviglie e degrado

Nell’ambito degli eventi organizzati all’interno della mostra “Mirabilia Maris”, la Soprintendenza del Mare, in collaborazione con SiciliAntica, con l’associazione Guide Turistiche, A.T.C. l’Associazione che viaggia, Amici della Soprintendenza del Mare e Guide Turistiche Associate Palermo, ha organizzato una visita guidata alle torri di avvistamento che difendono la costa del palermitano. L’evento è stato coordinato da Sebastiano Tusa,  Alessandra De Caro ed Alfonso Lo Cascio.

torre terra2La prima tappa è stata Isola delle Femmine, sul cui territorio si ergono due torri, quella di terra e quella dell’isolotto. Ad accogliere i partecipanti, fra cui molte guide turistiche, sono stati Agata Sandrone e Antonella Prestigiacomo, di SiciliAntica sede Isola delle Femmine, ed il sindaco Stefano Bologna. Nei giorni scorsi l’amministrazione comunale ha liberato l’accesso al basamento della torre, per anni ostruito e in stato di abbandono, attraverso un intervento straordinario di pulizia diretto dal vice sindaco Angelo Mannino. “Entro un mese, un mese e mezzo, collocheremo una scala che permetta di salire sulla torre”, ha promesso il sindaco. La presenza di numerose guide turistiche e di curiosi deve essere da stimolo per un intervento che valorizzi i tesori che Isola delle Femmine conserva e che potrebbero attirare moltissimi turisti.

giuffrèA fare da Cicerone è stato lo studente universitario Fabrizio Giuffrè, che ha a lungo studiato le torri del palermitano. “Le torri vennero costruite per fronteggiare le invasioni dei pirati barbareschi a seguito della caduta dell’impero romano d’Oriente, avvenuta nel 1453, per il timore che i turchi potessero risalire la penisola fino a Roma”, ha spiegato Giuffrè, “nel 1176, in periodo Normanno, Guglielmo II concedeva alla chiesa di Monreale la tonnara di Isola delle Femmine, che potrebbe essere una delle più antiche tonnare della Sicilia. La torre venne realizzata per difendere il tratto di costa e ricollegarsi visivamente con le altre torri del litorale. Ma già in età romana qui avveniva la lavorazione del garum, una particolare salsa di pesce, che veniva realizzata sull’isolotto, dove sono state trovate delle grandi vasche. Isola divenne poi feudo dei Beccadelli di Bologna e nel ‘700 entra nel possesso dei Pilo, conti di Capaci. Ai Pilo si deve la ristrutturazione delle fabbriche della vecchia tonnara, che probabilmente si trova dove oggi sorge il Municipio di Isola delle Femmine. La cappella della Madonna della Tonnara divenne la parrocchia della Madonna delle Grazie”. Come le altre torri, quella di terra è costituita una parte basamentale destinata a cisterna; poi troviamo un piano superiore, coperto da una volta, da cui, attraverso un sistema di scale, si può giungere alla terrazza. Il collegamento con il piano superiore non avveniva grazie ad una porta a cui si accedeva tramite una scala volante. La torre ha una forma perfettamente cilindrica, ma originariamente era merlata e presentava delle caditoie, che permettevano di gettare pietre o acqua bollente. Dal terrazzo si poteva tenere contatto con le altre torri, attraverso i fani, segnalazioni ottiche con fuoco di notte e fumo di giorno o attraverso suoni realizzati con le conchiglie. Nel caso di lunghe distanze, spesso si utilizzavano uomini a cavallo che facevano la spola tra una torre e l’altra.

Dalla sommità della torre di dentro si poteva facilmente comunicare con la torre dell’isolotto opera di Camillo Camilliani, oggi ormai quasi completamente distrutta. Si racconta che a ridurla in questo stato furono i soldati americani che si esercitavano sparando sull’edificio.Per quanto riguarda il toponimo, la leggenda narra che la torre fu un carcere femminile”, ha continuato Fabrizio Giuffrè, “in realtà probabilmente il toponimo potrebbe derivare da Insula Fiumi, l’isola di Eufemio, navigatore che cercò liberare la Sicilia dal dominio Bizantino. Oppure dall’arabo fim, che significa bocca o imboccatura, e indicherebbe lo stretto che separa l’isolotto dalla terraferma”.

capo ramaDopo Isola delle Femmine il gruppo ha fatto tappa a Carini, antico feudo dei La Grua Talamanca. Lungo il litorale, dove si dice fosse ubicata la mitica città di Hykkara (VII secolo a.c), è stato visitato il baglio dei pescatori, vigilato da una torre cinquecentesca di aspetto spavaldo e guerriero, munita di merli e caditoie, un tempo posta a guardia di una tonnara e di un esteso territorio, oggi corrispondente all’abitato di Villagrazia di Carini, dove sin dal XV secolo si coltivava la canna da zucchero, così come viene attestato dall’antico trappeto, al di sopra del complesso catacombale paleocristiano di Hykkara. A Carini si trova anche l’imponente torre Muzza, detta anche Torrazza, per via delle notevoli dimensioni, oggi ridotta a rudere, ma ancora riconoscibile nelle originarie volumetrie. Proseguendo verso l’aeroporto il gruppo ha visitato torre Pozzillo, a pianta quadrata, con una base tronco piramidale ed ampio terrazzo all’ultimo piano a dominio del golfo. Il percorso si è concluso a Terrasini, con la bellissima Torre di Capo Rama, all’interno dell’omonima riserva naturale orientata. Questo evento è stato un’importante occasione di riscoprire alcuni tesori quasi dimenticati del nostro territorio. Purtroppo quasi tutte queste torri di avvistamento si trovano in stato di abbandono e alcune rischiano di sparire in pochi anni. Speriamo che queste manifestazioni contribuiscano ad accendere i riflettori su queste realtà, che potrebbero rappresentare, oltre che un’importantissima testimonianza storica, anche straordinarie mete turistiche.

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Eliseo
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Eliseo

Ha conseguito la laurea magistrale in Giurisprudenza con lode presso l'Università degli Studi di Palermo. Ha scritto un romanzo storico, "Societas", edito da BookSprint Edizioni. Scrive sul blog di informazione online "Il giornale di Isola", ha collaborato con "L'ora", con il giornale online "MasterLex", con "IoStudioNews", Tv7 Partinico e Tgs.
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